Per fortuna, in difesa degli automobilisti e di tutti gli utenti della strada, si erge con forza, determinazione e puntualità
l'Automobile Club Italia, con il suo presidente Angelo Sticchi Damiani che non perde occasione per denunciare queste gravi problematiche e per offrire soluzioni serie e programmatiche...
Come dite? Non lo avete mai sentito? Ah, l'ACI non è mai intervenuto? Sticchi Damiani non si è mai pronunciato su questi temi? Non ha mai protestato, ad esempio, contro la mala gestione di Autostrade per l'Italia?
Avete ragione, è proprio così...
Angelo Sticchi Damiani, presidente Automobile Club Italia (ACI) |
In compenso, il presidente dell'Automobile Club Italia Sticchi Damiani sta portando avanti una sua battaglia contro le auto vecchie, quelle "più inquinanti e meno sicure", come ha sottolineato il 75enne leccese al timone dell'ACI dal 2012. In particolare, sta mettendo in discussione tutto il sistema che governa il settore dei veicoli storici, con il chiaro obiettivo di entrare a farne parte. Meglio se come attore protagonista... Nonostante i veicoli storici non rientrino neppure tra gli scopi statutari dell'Ente. All'articolo 1 dello Statuto si legge infatti che ACI "rappresenta e tutela gli interessi generali dell’automobilismo italiano, del quale promuove e favorisce lo sviluppo, ferme restando le specifiche attribuzioni già devolute ad altri Enti". Chiaro, no? Ma nel 2013, per aggirare l'ostacolo, ecco la nascita del Club ACI Storico (con ancora Sticchi Damiani alla presidenza).
Detto questo, ecco cosa sta succedendo in questi ultimi mesi, in particolare dal 26 novembre 2019, quando nel corso della "Conferenza
del Traffico e della Circolazione" organizzata da ACI, Sticchi Damiani ha
messo sul tavolo le sue ricette magiche. Vediamole.
Secondo ACI, in Italia sarebbero 14
milioni le auto Euro 0, 1, 2 e 3 ancora in circolazione, quelle già definite "più inquinanti e
meno sicure". OK, ci sta. E quale sarebbe la ricetta di
Sticchi Damiani per la svolta ambientalista? Ovviamente la loro
sostituzione con le più recenti Euro 4, 5 e 6: anche usate, l’importante è che i
cittadini si facciano un giro al PRA (Pubblico Registro Automobilistico) per le
volture, per le radiazioni o per le nuove immatricolazioni. Ha anche proposto
al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, presente alla Conferenza,
l’abbattimento del 50% dell’Imposta Provinciale di Trascrizione per le nuove
immatricolazioni.
FAMELICO (E INUTILE) PRA
Forse non tutti sanno che il PRA è gestito dall’Automobile
Club Italia sin dalla sua istituzione, che risale al lontano 1927: quasi cento
anni di costi inutili a carico dei cittadini. Motorizzazione e PRA, di fatto,
sono entrambi dei registri (il primo per i veicoli, il secondo per i rispettivi
proprietari) ma sui documenti da loro emessi (libretto di circolazione e
certificato di proprietà) sono inseriti esattamente gli stessi dati… Chi paga
per questo inutile doppione è sempre il cittadino, da quando acquista un
veicolo a quando lo rottama. Si paga per ogni singola operazione, che come
abbiamo visto è praticamente doppia. Se la Motorizzazione Civile fa riferimento
diretto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il PRA è di completa
competenza di ACI, che per ogni operazione richiesta dal cittadino percepisce
un emolumento di 27 euro.
Solo nel 2018, queste attività hanno portato nelle
casse dell’ACI 263 milioni di euro, con un utile netto – "pulito" - di quasi 80
milioni: tutti prelevati dalle tasche degli italiani per i soli emolumenti ACI
di ogni pratica eseguita al PRA, ai quali vanno aggiunti altri soldi per tutte
le ulteriori imposte connesse.
La cosa più sconcertante è che, nonostante
questo fiume di denaro incassato dall’Automobile Club Italia (ed è più o meno
così ogni anno), l’Ente ha debiti per oltre 260 milioni. Misteri di un ente pubblico
che, evidentemente, ha una gestione piuttosto “allegra” delle altre mille
attività svolte da società e associazioni ad esso collegate: ACI Sport Spa, ACI
Informatica Spa, ACI Infomobility Spa, ACI Global Servizi Spa, ACI Progei Spa,
ACI Vallelunga Spa, Club ACI Storico. Quote azionarie di ACI sono anche in Sara
Assicurazioni Spa, Reale Mutua Spa, Assicurazioni Generali Spa, Generali Italia
Spa, SIAS Spa (gestore Autodromo di Monza) e Ventura Spa. Ancora a proposito di
ACI come ente pubblico: un’altra grave anomalia sta nella figura stessa del
presidente, che non viene nominato dal Governo (come invece dovrebbe avvenire)
ma viene eletto dall’assemblea dei soci.
IL "DOCUMENTO UNICO" CHE NON PARTE MAI...
Con il Decreto Legislativo n. 98 del 29 maggio 2017, il
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva stabilito che dal 1°
luglio 2018 la carta di circolazione (documento emesso dalla Motorizzazione)
avrebbe costituito il “documento unico” contenenti i dati del veicolo e quelli
della proprietà. Un primo passo che avrebbe portato (e dovrà portare) alla progressiva
eliminazione del PRA. Poi, per supposte difficoltà tecniche nella trasmissione
dei dati dal PRA alla Motorizzazione espresse dall’ACI, tale scadenza è stata prorogata
al 1° gennaio 2020. Il 26 novembre scorso, però, un nuovo emendamento ha
ulteriormente ritardato l’avvio di questa procedura portandolo al 1° novembre
2020, sempre in ragione della solita complessità dei procedimenti tecnico-amministrativi
incontrati da ACI.
ACI: CENTRO DI POTERE
Come mai questa procedura (che farebbe risparmiare dei bei
soldi ai cittadini) non arriva mai a concretizzarsi? Semplicemente perché
l’Automobile Club Italia è un centro di potere quasi inespugnabile, al cui
vertice siede Angelo Sticchi Damiani, già
condannato per danno erariale nei confronti dello stesso ACI. E non è il solo
guaio giudiziario nel quale è incappato il potente presidente. L’Automobile
Club Italia, come abbiamo visto, è un agglomerato di società collegate e
controllate, che ben si prestano ad elargire poltrone, incarichi e consulenze
agli amici degli amici. Un esempio concreto di questo radicato sistema lo ha
dato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che all’inizio del suo
intervento alla “Conferenza del Traffico e della Circolazione” di ACI ha
salutato la sua “vecchi conoscenza” (testuale) Gerardo Capozza, segretario
generale dell’ACI e consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri:
what else…?
Tutto il carrozzone, lo ricordiamo, continua ad essere sostenuto
economicamente dal "santo PRA" (quindi dai soliti cittadini), una delle poche
attività di ACI (se non l’unica) a portare degli utili.
Più volte l'Antitrust è dovuto intervenire per mettere un freno al famelico ACI che, forte del suo status di ente pubblico, tende a fagocitare tutto senza rispettare le regole base della concorrenza. Come vorrebbe fare, ora, anche nel settore del motorismo storico.
Più volte l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha dovuto trattare la posizione di
ACI e la sua "pervasiva commistione" tra l’attività istituzionale di gestione
del PRA, le attività legate al ruolo di federazione sportiva e una serie di
altre attività commerciali svolte in regime di concorrenza. Queste, ha sottolineato
l’Antitrust, risultano non strettamente necessarie per il perseguimento delle
finalità istituzionali di ACI e sono in contrasto con il testo unico in materia
di società a partecipazione pubblica.
La lunga mano dell'ACI anche sulle storiche...? |
MIRINO SULLE "STORICHE"
Nel corso della già citata Conferenza del Traffico e della
Circolazione del 26 novembre scorso, il presidente
dell’Automobile Club Italia, Angelo Sticchi Damiani, ha iniziato a parlare anche di
veicoli storici. Quelle di Sticchi Damiani sono state considerazioni piuttosto
dure, in particolare sui criteri che oggi portano alla definizione e alla
classificazione dei veicoli più datati. Ricordiamo che per questi, compiuti i 20 anni di età
dalla data di costruzione, è possibile ottenere il cosiddetto Certificato di
Rilevanza Storica (CRS) con il quale, una volta trascritto sul libretto di
circolazione, il veicolo conquista lo status di “storico” ed ottiene anche la
tutela fiscale con la tassa di possesso scontata del 50%. I CRS, introdotti con
specifico Decreto Ministeriale del 17/12/2009, vengono rilasciati da enti e
associazioni riconosciuti dallo Stato nell’art. 60 del Codice della Strada che
sono, ad oggi, l’Automotoclub Storico Italiano, la Federazione Motociclistica
Italiana ed ai Registri Storici Fiat, Lancia e Alfa Romeo.
Sticchi Damiani si è dimostrato piuttosto scettico
sull’utilità dei suddetti CRS, poiché secondo lui non sarebbero abbastanza
efficaci nella selezione dei veicoli più datati che, per motivi di inquinamento
e di sicurezza, andrebbero rottamati o sostituiti con quelli più recenti,
oppure selezionati in base ad una specifica lista di modelli. Il presidente
dell’ACI è stato particolarmente critico nei confronti di chi i CRS li emette: "Il
Certificato di Rilevanza Storica – ha detto Sticchi Damiani – viene rilasciato
da un’associazione privata, di cui non sappiamo nulla, e viene applicato sulla
carta di circolazione: per me, un documento dello Stato non può essere
imbrattato con delle cose che non sappiamo come, a che costo e con che sistemi
sono state definite. Questo non è serio."
Se lo dice lui...
(Simpatica nota di colore: Sticchi Damiani è tesserato ASI dal 1978, è socio fondatore del club federato ASI "Salento Club Auto Storiche" oggi presieduto dal cugino Franco D'Agostino Damiani, e possiede numerose auto storiche certificate ASI...).
Se lo dice lui...
(Simpatica nota di colore: Sticchi Damiani è tesserato ASI dal 1978, è socio fondatore del club federato ASI "Salento Club Auto Storiche" oggi presieduto dal cugino Franco D'Agostino Damiani, e possiede numerose auto storiche certificate ASI...).
Il riferimento va ovviamente all’ASI, l’associazione che,
con i suoi 150.000 tesserati e oltre 300 club sparsi in tutta Italia, è
riconosciuta come principale protagonista del settore. "L’Automotoclub Storico
Italiano – ha ribattuto il presidente Alberto Scuro - è stato fondato nel 1966
ed è un Ente morale riconosciuto dal Presidente della Repubblica. Da tempo
lavoriamo in stretta sinergia con la Motorizzazione. Il presidente Sticchi
Damiani continua a dare informazioni che mirano a far pensare all’opinione
pubblica che veicoli vecchi e veicoli storici siano la stessa cosa. Non può
essere una lista a selezionare i veicoli che, a parità di anzianità e grado di
conservazione, avrebbero la possibilità di essere tutelati come storici. Con
tale lista lo Stato aiuterebbe chi possiede veicoli costosi ed esclusivi e non
chi vuole conservare, osservando le specifiche normative previste, veicoli più
diffusi e di minor valore, ma che hanno comunque segnato la storia del nostro
Paese e delle nostre famiglie. Quattro dei cinque enti certificatori nazionali
sono contrari a stilare la lista proposta da ACI, che non trova riscontro né
nelle direttive europee né nelle indicazioni della Federazione internazionale
dei veicoli storici (FIVA), né nelle normative di altri paesi europei."
Alberto Scuro, presidente Automotoclub Storico Italiano (ASI) |
Con le attuali normative previste dallo Stato, sui 4,6
milioni circa di veicoli con anzianità compresa tra i 20 e i 29 anni sono meno
di 45.000 quelli certificati e registrati come storici: meno dell’1%. Ciò
significa che il filtro previsto dalle attuali norme funziona. "I veicoli
vecchi in Italia sono moltissimi - evidenzia Alberto Scuro di ASI - ma quelli storici
pochissimi e se si vuole tutelare quello che è un vero e proprio patrimonio
nazionale non si deve far confusione tra loro: i veicoli che alla
Motorizzazione risultano circolanti in Italia sono 56 milioni, quelli
ultraventennali 12 milioni. Quelli dotati di CRS, quindi storici, sono circa 400.000.
Numeri che si commentano da soli. Inoltre, tutti questi veicoli storici hanno
mediamente percorrenze bassissime: 1.000 chilometri all’anno, come ci
riferiscono le compagnie di assicurazione. Il mancato rinnovamento del parco
auto italiano non è quindi legato ai veicoli storici, come dice l’ACI, ma a
problemi ben diversi."
L’ipotesi della "lista ACI", quindi, non sembrerebbe la
strada giusta da percorrere. Inoltre, la direttiva europea n. 45/2014, che
disciplina i veicoli storici, non fa alcun riferimento alla necessità che i
suddetti veicoli siano compresi all’interno di un elenco. L’eventuale adozione
di tale criterio potrebbe anche essere in contrasto con l’articolo 3 della
Costituzione, poiché creerebbe situazioni di disparità sociale andando ad
incidere, negativamente, sui ceti meno abbienti. ACI, inoltre, sostiene che
l’adozione di una lista garantirebbe la possibilità di contenere le "storiche" nello
0,08% del parco auto obsoleto circolante, pari a circa 380.000 unità degne di
certificazione, quando invece in 10 anni (dal 2009 ad oggi, cioè da quando è in
vigore il Certificato di Rilevanza Storica) applicando i criteri più oggettivi
e concreti del CRS ne sono state certificate circa 390.000: questo perché non
tutti i veicoli semplicemente ultraventennali sono certificabili.
Sono degni di
rilascio del CRS solo quelli che si presentano nella loro conformazione
originale ed in buono stato conservativo. Pertanto, dal momento che per
ottenere il CRS il veicolo deve essere sottoposto ad attento esame da parte
degli enti certificatori e la composizione attuale del parco veicolare
ultraventennale dimostra che spesso le persone non hanno la capacità economica
di acquistare un veicolo nuovo, difficilmente spenderanno soldi per
ripristinare all’originalità un veicolo che neanche varrà i soldi spesi per la
sua sistemazione, questo veicolo di certo non verrà certificato come storico ma
rimarrà semplicemente vecchio senza poter godere di alcun beneficio.
"ASI – sottolinea Alberto Scuro - prosegue sulla strada
già indicata dal Governo italiano e dalle direttive europee che individuano i
veicoli storici in base alle loro caratteristiche di originalità e non
all’appartenenza a discutibili liste che toglierebbero il diritto al 90% dei
proprietari di veicoli datati di chiedere la loro certificazione anche se in
possesso delle caratteristiche previste. Toglierebbero la possibilità a
moltissimi appassionati (compresi molti giovani), che non possiedono veicoli di
lusso, di avvicinarsi ad un mondo di passione che fa parte del DNA di milioni di
italiani. Renderebbero difficilissimo il futuro di un mondo che è un
incredibile volano di passione, cultura, valori positivi e indotto economico
per il Paese, che vale ogni anno 2,2 miliardi di euro."
MA LA LOTTA CONTINUA...
E' chiaro che ACI voglia cambiare le carte in tavola: ha tentato di infilare le sue proposte nell'ultima Finanziaria, ha provato a dettare emendamenti nel Decreto Legge "milleproroghe", ma sempre senza ottenere alcun esito. Ora Sticchi Damiani si sta adoperando a testa bassa su eventuali modifiche al Codice della Strada, in particolare sull'articolo 60 che definisce e disciplina i veicoli storici. Anche in questo caso l'obiettivo è chiaro: prevaricare tutto e tutti per mangiarsi la torta intera. Vincere facile adottando una discutibile, inutile e assurda "lista" (potete trovarla qui per scoprire quanto sia insensata) e senza avere strumenti, competenze e strutture. E senza avere passione.
Il carrozzone ACI continua a viaggiare, ma qualcuno prima o poi dovrà fermarlo.
beh direi che... l' articolo definisce una realta'in-con-fu-ta-bi-le... ma mi aspetto ( quanto prima ) una bella reazione stizzita da chi viene toccato nei suoi interessi... i pop cor n sono pronti... seguo
RispondiEliminaL'ultima ciliegina. Sono riusciti ad inchiodare gli uffici Pra con i programmi adottati 6 mesi fa. Le agenzie automobilistiche ringraziano. Qualcosa di simile è successo anche alla Motorizzazione. Non ho mai visto un'impresa sana cedere quote di mercato a terzi.
RispondiEliminaSono fiducioso della competenza e dell'attenzione che il Presidente Scuro sta dedicando a questo problema
RispondiEliminaGrazie Presidente
Lotta per aumentare gli introiti, spesi senza nessun contollo e poltronificio per amici e parenti
RispondiEliminaCome fondatore del Club Veicoli Militari Storici N° 206 invito il presidente ASI Prof Alberto Scuro a richiedere ai commissari ASI un curriculum che valorizzi l'esperienza di chi è preposto alla verifica dei veicoli storici per fugare ogni dubbio sul valore delle certificazioni emesse.Ringrazio per l'attenzione . Spinardi Cesare
RispondiEliminaDal pulpito di un privilegiato stipendificio si continua a colpire un Ente, l'ASI che e' casa di tantissimi veri collezionisti,veri esperti,veri appassionati, poi per carita' spazio per migliorarsi ce n'e'ancora e con la Direzione di Scuro la strada giusta e' gia' stata presa, e' sotto gli occhi di tutti.
RispondiEliminaArticolo scritto con grande capacità e competenza che mi ha chiarito le idee sulla vergognosa diatriba dello Sticchi. Complimenti al giornalista, e alla redazione della Rivista, che ha dimostrato coraggio e indipendenza dai 'potentati' che invece sostengono con sfacciata malafede il signor Sticchi. Questo e' vero giornalismo.
RispondiEliminaManca al curriculum di questa persona tutta la storia, alquanto poco pulita, delle radiazione per esportazione e delle pratiche che hanno attuato per proteggere il business privato degli autodemolitori, e la novita' per proteggerli ancora di piu' da quest'anno...
RispondiEliminaLa cosa che brutta è che tutto questo ricade sui soliti fessi che sono vittime delle passioni per le auto e le moto d'epoca.
RispondiEliminaPrima o poi ci venderemo tutto
Occorre far questo articolo avere ai politici che dimostrano 'simpatie' per Sticchi, in modo che siano consapevoli di quello che fanno, del soggetto che sostengono, e delle conseguenze politiche a cui si espongono.
RispondiEliminaScusate: Errata Corrige: Occorre far avere questo articolo ai politici che dimostrano 'simpatie' per Sticchi, in modo che siano consapevoli di quello che fanno, del soggetto che sostengono, e delle conseguenze politiche a cui si espongono.
RispondiEliminain più ACI storico è praticamente una società terza, tedesca per giunta http://www.aci.it/archivio-notizie/notizia.html?tx_ttnews%5Btt_news%5D=1670&cHash=3b10182b329a0be08286651b7a18e661
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