Chi era veramente Sergio Marchionne? Un manager
visionario al pari dei più grandi, quali Steve Jobs, Bill Gates e Jeff Bezos,
capace di affrontare il presente sognando il futuro oppure il duro che non
esitava a scontrarsi con i sindacalisti della Fiom e a sbattere la porta e
uscire da Confindustria. Marchionne il giocatore che riuscì a salvare la Fiat
quando, sono parole sue, era tecnicamente fallita, ma anche a giocare d’azzardo
(o d’astuzia) con General Motors, passando in una notte di San Valentino da
predatore a preda, fino alla conquista, per nessuno immaginabile, di Chrysler.
Come Valletta, il papà della 500, anche Marchionne ha
segnato la storia della Fiat e del mondo automobilistico. Ma mentre il primo
aveva spinto sulla motorizzazione di massa, facendo di Torino la capitale dell’auto,
il manager italo-canadese ha scommesso sulla globalizzazione, convincendo a
parlare inglese tutta l’azienda, nel frattempo divenuta FCA.
Un manager duro, esigente, ma anche un uomo capace di
slanci emotivi improvvisi, come raccontano i tanti episodi riportati nel libro
di Luca Ponzi (Rubettino Editore), che incontrerà il pubblico giovedì 15
novembre alle 18 al Museo dell’Automobile di Torino.
Dopo le introduzioni di Benedetto Camerana e Mariella
Mengozzi (presidente e direttore del Mauto) modererà l’incontro/presentazione la
giornalista Chiara Pottini.
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