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mercoledì 17 ottobre 2018

L'APE PIAGGIO IN SETTANT'ANNI DI STORIA ITALIANA, SEMPRE AL LAVORO

Infaticabile mezzo da lavoro: l'Ape Piaggio nato nel 1948.

Nel 1948, sulle strade d’Italia e d’Europa si vedono sempre più scooter Vespa: la Piaggio arriva a produrne 19.822, un deciso balzo in avanti rispetto ai 2.464 scooter costruiti nel 1946, l’anno del lancio. L’economia italiana si sta rimettendo in moto e con essa l’industria, i commerci, le attività artigianali. Il trasporto delle merci è affidato a grandi autocarri di chiara derivazione militare, a costosi veicoli commerciali di tipo automobilistico o a pesanti e lenti motofurgoni; mentre nelle città si incrociano soprattutto tricicli a pedali o carretti a mano.

La catena di montaggio a Pontedera.

Come nel caso di Vespa, dalla osservazione della realtà quotidiana con le sue esigenze nasce un’intuizione di prodotto di Enrico Piaggio e Corradino D’Ascanio. E da una costola della Vespa nasce l’Ape, che inizia a essere commercializzata proprio nel 1948.
Il primo Ape conserva della Vespa — pur nella sua struttura a tre ruote — tutte le caratteristiche fondamentali, oltre naturalmente alla parte anteriore e al motore 125 cc che, proprio nel 1948, iniziava ad equipaggiare lo scooter Piaggio, originariamente presentato nella cilindrata 98 cc.
Raccontava D’Ascanio, il geniale progettista aeronautico inventore sia della Vespa, sia dell’Ape: “Si trattava di colmare una lacuna nei mezzi di locomozione utilitaria del dopoguerra, portando sul mercato un motofurgone di piccola cilindrata, di limitato consumo e di modesto prezzo di acquisto e di manutenzione, facile alla guida, manovrabile nel più intenso traffico cittadino, e soprattutto adatto e sollecito e pronto al trasporto a domicilio della merce acquistata nei negozi”.



I primi e diretti beneficiari, in questa fase, sono i piccoli e medi commercianti e la promozione del motofurgone a tre ruote si rivolge proprio a loro: “L’Ape contribuisce ad accelerare il ritmo del commercio e delle vendite, sviluppa, per così dire, in estensione il traffico di un negozio e crea col cliente un collegamento quanto mai gradito”. Il risultato di questa brillante intuizione è eclatante. Sciami di Ape iniziano a scorrazzare in un’Italia “in bianco e nero” portando sul cassone la scritta — in bella grafia — della ditta servita.



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