martedì 16 ottobre 2018

LANCIA LORAYMO: UNA FLAMINIA AL GUSTO DI COCA-COLA

Un'auto spaziale chiamata Loraymo: esemplare unico su base Lancia Flaminia.

Il designer americano Raymond Loewy è celebre per aver creato, tra gli anni ’40 e ’60, oggetti diventati dei veri e propri “cult”: primo fra tutti la sinuosa bottiglia in vetro della Coca-Cola. Ma anche la grafica del pacchetto di sigarette Lucky Strike, il jukebox United UPA 100 (1957), il treno S-I per la Pensylvania Railroad Company (1937), la locomotiva K45, le vetture Studebaker Champion (1947), Commander (1950) e Avanti (1962), gli autobus Greyhound e, nel 1960, la NASA gli commissionò gli interni della capsula Skylab.
Nato a Parigi nel 1893, Loewy ha esportato lo stile europeo negli Stati Uniti, dove si trasferì nel 1919 per dedicarsi al graphic design, fondando il suo studio nel 1939. Da qui uscivano oggetti così visivamente seducenti che i consumatori non potevano fare a meno di comprarli. Infatti, una delle sue massime era “Gli oggetti ben disegnati rendono il consumatore felice, il costruttore in ombra e l’esteta non offeso”.
Oltre alle auto già citate, dal genio di Loewy nacque anche una particolare “one off” su base Lancia Flaminia, modello presentato nel 1957 al Salone di Ginevra. Il designer voleva un’auto personale del tutto unica e, apprezzando i contenuti tecnici della Flaminia (“Ha un’ottima tenuta di strada e un telaio robusto, inoltre è confortevole e, anche grazie all’elaborazione Nardi, molto veloce”, così disse Loewy), la rivestì con un abito del tutto eccentrico. Una licenza dovuta al fatto che la vettura non avrebbe avuto nessun obiettivo commerciale o industriale.





Venne battezzata Loraymo, come l’indirizzo telegrafico del suo creatore (LOewy RAYMOnd) e venne esposta al Salone di Parigi del 1960. La sua carrozzeria, costruita in alluminio da Motto, colpì per la sua stravaganza, ma osservandola ora con attenzione si possono scoprire notevoli innovazioni stilistiche.
L’alettone regolabile, posizionato sopra il lunotto, per esempio, è precursore di quello della Stratos di quindici anni dopo. La dirompente calandra può apparire meno sproporzionata quando si scopre che, in realtà, la bordatura cromata assolve anche alla funzione di paraurti, essendo in grado di scorrere orizzontalmente su molle. La forma dei parafanghi è dettata dalla necessità di lasciar libero accesso all’aria per il raffreddamento dei freni, una soluzione innovativa in seguito ampiamente utilizzata. La finestratura presenta delle novità tese a ottimizzare la visibilità senza incrementare la superficie vetrata; innovativo anche l’inserimento della fanaleria posteriore.




Dopo aver fatto perdere le sue tracce, nel 1988, mister Giglio, allora presidente dell’American Lancia Club, la ritrovò negli Stati Uniti in pessimo stato di conservazione; volle recuperarla e farne dono al Museo Vincenzo Lancia che l’affidò ai migliori restauratori dell’epoca che, dopo tre anni di meticoloso lavoro, la riportarono al suo stato originale. Oggi fa parte della Collezione Storica Lancia e di tanto in tanto ricompare ad eventi ed esposizioni.
E ogni volta lascia il pubblico a bocca aperta.



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