Alessandro Gabrielli e Roberto Morotti durante il loro viaggio |
Minima la preparazione: ammortizzatori Monroe nuovi, gomme quattro stagioni cinesi, paracoppa e impianto elettrico modificato per ricaricare i cellulari con la batteria dell'auto. Ottenuti non senza difficoltà i visti, gli avventurosi ragazzi partono il 20 luglio per la prima tappa che li porterà in Ungheria. Qui, poco prima del confine con l'Ucraina, si rompe uno dei leveraggi del cambio e l'auto funziona solo in seconda marcia. Con l'aiuto di un meccanico locale la riparazione è eseguita in un paio d'ore e il viaggio prosegue anche se con un po' di sconforto, pensando a tutto quello che potrebbe succedere alla meccanica nei giorni successivi. E, infatti, una boccola, sempre del cambio, si rompe in Russia, ma questa volta Alessandro e Roberto eseguono la riparazione da soli. Dopo aver regalato palloni da calcio ai doganieri tra Ucraina e Russia la strada corre via tranquillamente, almeno fino al Kazakistan, dove le buche lungo il percorso sono veri e propri crateri che mettono a serio rischio ruote e sospensioni. Tra le altre difficoltà i continui alt della polizia locale, che riescono persino ad affibbiare multe per eccesso di velocità, ridotte a volte dopo trattative estenuanti. Un altro guasto coinvolge questa volta la marmitta, che si rompe definitivamente e viene sostituita con quella di un un furgone Uaz, un mezzo tuttofare molto diffuso all'Est.
Finalmente ecco la Mongolia, un Paese praticamente senza strade, che sono in realtà sentieri nel fango con numerosi guadi. Proprio uno di questi farà entrare acqua nel carburatore costringendo a continui spurghi e a una notte all'addiaccio nella solitudine più completa. Alessandro e Roberto incontrano qui altri due coetanei di Lucca che hanno la stessa meta e viaggiano su una Panda. Saluti, abbracci e una nuova amicizia che proseguirà anche dopo il ritorno in Italia.
Le tappe sono sempre più brevi, anche solo cento chilometri al giorno, a causa del fango che non permette di superare i 15-20 km/h. Sei giorni dopo il passaggio del confine, ecco Ulan Bator, la capitale mongola. Una città dai forti contrasti e poco attraente, ma è la meta di un viaggio indimenticabile. La Uno verrà poi caricata su un camion che la porterà a Berlino, mentre i due avventurosi bolognesi si godranno il viaggio di ritorno in aereo.
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