La prima Autobianchi Bianchina Trasformabile |
Tre giganti e una… Bianchina. Fiat, Pirelli e Bianchi (i
giganti) hanno fatto tutto per lei. L’11 gennaio del 1955, per prima cosa, Giovanni
Agnelli, Alberto Pirelli e Giuseppe Bianchi si danno appuntamento a Milano,
presso lo studio notarile del dottor Guasti. Nasce la società Autobianchi, con
lo stesso Bianchi come presidente, Ferruccio Quintavalle amministratore
delegato, Luigi Gayal de la Chenaye per la Fiat, Franco Brambilla e Corrado
Ciuti per la Pirelli ed Emanuele Dubini i consiglieri. Sede legale a Milano, in
viale Abruzzi 16, traslocata nel maggio successivo in piazza Duca d’Aosta al
civico numero 4.
Lo stabilimento, invece, rimane a Desio, nell’interland
milanese, dove la Fabbrica Automobili e Velocipedi Edoardo Bianchi dispone di
140.000 metri quadrati. La “sala operatoria” ideale dove far nascere una nuova
automobile.
“Dai miei vecchi disegni del progetto 110 – ricorda l’ingegnere
Dante Giacosa in una delle sue ultime interviste – nel 1957 in Fiat nacque la
Nuova 500. Il 16 settembre 1957, al Museo della Scienza e della Tecnica di
Milano, fu presentata l’Autobianchi Bianchina. Aveva le stesse basi della
utilitaria Fiat, ma era più curata e rivolta ad un pubblico esigente:
carrozzeria bicolore, cromature e gomme a fascia bianca, insomma una fuoriserie
di serie. Il nome era a ricordo della prima auto progettata da Bianchi –
racconta ancora Giacosa – ed era una vettura trasformabile con un lungo tetto
apribile che si arrotolava”. Ecco, quindi, che ai tre giganti di cui sopra se
ne aggiunge un quarto, Giacosa, che di automobili se ne intende davvero, al
quale abbiamo lasciato “l’onore” di presentare i primi accadimenti che vedono protagonista
la nuova piccola ed elegante utilitaria.
Sorridenti e soddisfatti, Agnelli, Pirelli, Bianchi e
Vittorio Valletta, presidente della Fiat, posano per una celeberrima fotografia
(riportata anche su queste pagine) che li ritrae intorno alla neonata
Bianchina.
È una berlina convertibile, ma la denominazione ufficiale
è Trasformabile. La meccanica è interamente di orgine Fiat Nuova 500, quindi
con motore posteriore bicilindrico raffreddato ad aria di 479 cc e 15 CV di
potenza massima, che dopo pochi mesi di produzione passano a 16,5 e, dal 1960,
quando anche la Bianchina viene aggiornata con la meccanica della 500 D, la
cilindrata viene portata a 499 cc per 17,5 CV.
Tra la piccola Fiat e la cugina Autobianchi, viste
dall’esterno, le differenze però aumentano. La Bianchina è 4 centimetri più
lunga, 2 più stretta e 30 chili più pesante, pur mantenendo stesso passo e
identiche carreggiate della 500. Anche se diverso dalla
500, il “vestito” della Bianchina arriva dallo stesso atelier torinese, il
reparto carrozzerie speciali della Fiat diretto dall’ingegnere Luigi Rapi. Ecco
quindi una vetturetta molto graziosa, che nelle piccole dimensioni deve
contenere fascino ed eleganza, ma anche soddisfare le esigenze di utilizzo
grazie ad una buona abitabilità interna. Americaneggiante, con le luci di
posizione anteriori e posteriori raccordate con i rostri dei paraurti e le
“pinne” che ospitano i fari sulla coda. Oppure per la rientranza che nasce dal
fanale anteriore e si chiude prima del passaruota posteriore, un po’ stile
Corvette prima serie.
In generale, la linea della Bianchina presenta un cofano
anteriore corto, un padiglione alto ed una coda lunga. Detto così, questa
povera Bianchina sembrerebbe uno sgorbio. Invece le proporzioni sono
equilibrate e l’abitabilità (per due persone più due bambini o i bagagli sulla
panchetta posteriore) risulta discretamente buona.
La maggior cura nei dettagli, sia all’esterno sia
all’interno, giustificano le 100.000 Lire in più che permettono di acquistare
la Bianchina piuttosto che la 500: se sono sufficienti 495.000 Lire per la
piccola Fiat, per l’Autobianchi bisogna sborsare 595.000 Lire. Poco male per
gli imprenditori che desiderano una seconda vettura “status symbol” per la
città o per la moglie, o per i giovani single che con poco fanno bella figura
con gli amici.
L’interno dell’abitacolo vede il posto guida abbastanza
confortevole. Tra le ampie razze del sottile volante spicca l’elemento
ellittico che riunisce tachimetro circolare, al centro, le spie della dinamo,
dell’olio e delle luci di posizione, a destra, e l’indicatore del livello
carburante, a sinistra. Strumentazione disegnata appositamente per la
Bianchina, alla quale si aggiungono sul cruscotto la spia degli indicatori di
direzione, il blocchetto d’accensione (che avviene con la leva posta sul
pianale in mezzo ai due sedili) e l’interruttore per l’elettroventola. Tutto è
semplice ma curato, con i tappetini in gomma che coprono il pianale, i pannelli
porta ben rifiniti (con una tasca a soffietto) e un profondo vano portaoggetti
sotto la plancia.
La Bianchina si affaccia sul mercato con il piede giusto,
superando presto nelle vendite la cugina 500. Un altro primato è infine di
natura industriale. Per la prima volta, in Italia, si assiste ad un
“assemblaggio” corale. La Fiat manda la meccanica da Torino a Desio; qui
l’Autobianchi costruisce le carrozzerie e le unisce a pianali e motori. La
Pirelli, nel suo “piccolo”, monta gli eleganti pneumatici “Rolle” a fascia
bianca e fornisce altri particolari in gomma.
Tutte le Bianchina in breve
Bianchina Trasformabile (1957-1962)
È il modello presentato a Milano nel 1957. Poche modifiche
nei cinque anni di produzione, concentrate soprattutto nella meccanica. Con la
versione Special, sul finire del 1958, la Bianchina adotta il motore della Fiat
500 Sport da 21 CV.
Bianchina Cabriolet (1960-1968)
La mano che l’ha disegnata è ancora quella di Luigi Rapi
della Fiat e, ancora oggi, è forse una delle vetture cabrio più piccole mai
costruite, oltretutto omologata per ospitare quattro persone. La Bianchina
Cabriolet (con motore da 21 CV) è tempestata di cromature, i colori della
carrozzeria sono vivaci e brillanti, gli interni in vinilpelle sono bicolori.
Questo modello viene costruito fino al 1968 in tre diverse serie e in circa
9500 esemplari (circa 200 quelli censiti oggi dal Registro Autobianchi).
Bianchina Panoramica e Giardiniera (1960-1976)
Deriva meccanicamente dalla Fiat 500 Giardiniera, quindi
con il passo maggiorato di 10 cm rispetto alle versioni berlina per aumentare
l’abitabilità dei posti posteriori. La Bianchina Panoramica prima serie è anche
dotata di tettuccio apribile e verniciatura bicolore. Il motore è sempre
bicilindrico raffreddato ad aria, ma rivisto in alcuni particolari e montato in
posizione orizzontale (detto a “sogliola”) per migliorare il piano di carico.
Sospensioni ed impianto frenante rinforzati per garantire una maggiore portata,
soprattutto nelle successive varianti furgoncino (con tetto basso e alto). La
Panoramica è stata la Bianchina più venduta (oltre 177.000 esemplari). In
seguito la Panoramica diventa Giardiniera, quando a Desio si trasferisce la
produzione della 500 Giardiniera e su questa viene applicato il logo
Autobianchi.
Bianchina Berlina (1965-1968)
Anche i più entusiasti appassionati la chiamano “il
televisore”. Sempre meglio che “l’auto di Fantozzi”. È lei infatti la
protagonista delle sfortunate vicende del personaggio cinematografico ideato da
Paolo Villaggio. Che, bisogna dirlo, un po’ le ha “rovinato” la carriera, anche
se qualcuno sostiene che sia stata comunque pubblicità. La Bianchina Berlina,
che sostituisce la Trasformabile, è caratterizzata dall’ampio lunotto
posteriore posizionato esattamente verticale (da qui il soprannome
“televisore”) e dal tetto squadrato privato ormai della capote avvolgibile in
tela, il tutto per migliorare l’abitabilità per i passeggeri. Nonostante le
varianti Lusso e Special, la Berlina non riesce ad imporsi su una Fiat 500
ormai lanciatissima.
Caratteristiche tecniche
Trasformabile 1957
Motore
Posteriore, 2 cilindri in linea, 479 cc, potenza massima
16,5 CV a 4.100 giri/minuto, alesaggio e corsa 66x70 mm, carburatore Weber 26
IMB
Trasmissione
Trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio a
4 velocità
Sospensioni
Anteriori a ruote indipendenti, bracci triangolari
superiori, balestra trasversale inferiore; posteriori a ruote indipendenti,
bracci triangolari, molle elicoidali; ammortizzatori idraulici
Freni
Anteriori e posteriori a tamburo, impianto idraulico
Dimensioni e pesi
Lunghezza massima 2.980 mm, larghezza massima 1.340 mm,
altezza massima 1.320 mm, passo 1.840 mm, carreggiata anteriore 1.120 mm,
posteriore 1.130 mm, peso a vuoto 500 kg
Cabriolet 1960
Motore
Posteriore, 2 cilindri in linea, 499,5 cc, potenza
massima 21 CV a 4.400 giri/minuto, alesaggio e corsa 67,4x70 mm, carburatore
invertito Weber 26 IMB 3
Trasmissione
Trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio a
4 velocità
Sospensioni
Anteriori a ruote indipendenti, bracci triangolari
superiori, balestra trasversale inferiore; posteriori a ruote indipendenti,
bracci triangolari, molle elicoidali; ammortizzatori idraulici
Freni
Anteriori e posteriori a tamburo, impianto idraulico
Dimensioni e pesi
Lunghezza massima 3.040 mm, larghezza massima 1.340 mm,
altezza massima 1.270 mm, passo 1.840 mm, carreggiata anteriore 1.120 mm,
posteriore 1.130 mm, peso a vuoto 520 kg
Panoramica 1960
Motore
Posteriore, 2 cilindri in linea, 499,5 cc, potenza
massima 17,5 CV a 4.400 giri/minuto, alesaggio e corsa 67,4x70 mm, carburatore
orizzontale Weber 26 OC
Trasmissione
Trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio a
4 velocità
Sospensioni
Anteriori a ruote indipendenti, bracci triangolari
superiori, balestra trasversale inferiore; posteriori a
ruote indipendenti, bracci triangolari, molle elicoidali; ammortizzatori
idraulici
Freni
Anteriori e posteriori a tamburo, impianto idraulico
Dimensioni e pesi
Lunghezza massima 3.220 mm, larghezza massima 1.340 mm,
altezza massima 1.330 mm, passo 1.940 mm, carreggiata anteriore 1.120 mm,
posteriore 1.130 mm, peso a vuoto 540 kg
Berlina 1965
Motore
Posteriore, 2 cilindri in linea, 499,5 cc, potenza
massima 22 CV a 4.400 giri/minuto, alesaggio e corsa 67,4x70 mm, carburatore
invertito Weber 26 IMB 4 (IMB 5 nella versione Special)
Trasmissione
Trazione posteriore, frizione monodisco a secco, cambio a
4 velocità
Sospensioni
Anteriori a ruote indipendenti, bracci triangolari
superiori, balestra trasversale inferiore; posteriori a ruote indipendenti,
bracci triangolari, molle elicoidali; ammortizzatori idraulici
Freni
Anteriori e posteriori a tamburo, impianto idraulico
Dimensioni e pesi
Lunghezza massima 2.980 mm, larghezza massima 1.340 mm,
altezza massima 1.320 mm, passo 1.840 mm, carreggiata anteriore 1.120 mm,
posteriore 1.130 mm, peso a vuoto 500 kg
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